La sconfitta della Russia
di Alfredo Benni
Per due anni i Media Occidentali ci hanno bombardato di informazioni sulla imminente sconfitta della Russia. Ora un brusco cambio di rotta.
Il 16 novembre il WSJ ha titolato con un editoriale rivoluzionario:”È ora di porre fine al pensiero magico sulla sconfitta della Russia” rivelando in maniera palese un cambio totale di vedute rispetto al passato. L’articolo è firmato da Eugene Rumer, ex funzionario dell’intelligence nazionale per la Russia presso il National Intelligence Council, direttore del programma Russia ed Eurasia presso il Carnegie Endowment for International Peace. Andrew S. Weiss, che si è occupato di questioni russe sia nell’amministrazione di George H.W. Bush che in quella di Clinton, è vicepresidente della Carnegie per gli studi.
L’articolo esordisce ricordando le innumerevoli difficoltà che sta affrontando l’Occidente:
“Mentre il presidente russo Vladimir Putin guarda al secondo anniversario del suo assalto a oltranza all’Ucraina, è difficile non notare la sua fiducia in se stesso. La tanto attesa controffensiva ucraina non ha raggiunto la svolta che avrebbe dato a Kiev una mano forte per negoziare. Il tumulto in Medio Oriente domina i titoli dei giornali e il sostegno bipartisan all’Ucraina negli Stati Uniti è stato messo in crisi dalla polarizzazione e dalle disfunzioni del Congresso, per non parlare delle inclinazioni pro-Putin del candidato repubblicano alla presidenza Donald Trump.”
Da pensiero magico a conflitto di lungo termine
Ma il cuore dell’articolo va alle fondamenta del pensiero Occidentale:
“Ciò che i leader occidentali non hanno fatto è stato evidentemente spiegare alle loro opinioni pubbliche la natura duratura della minaccia di una Russia rafforzata e revisionista. Si sono abbandonati troppo spesso a pensieri magici, scommettendo sulle sanzioni, su una controffensiva ucraina di successo o sul trasferimento di nuovi tipi di armi per costringere il Cremlino a venire al tavolo dei negoziati. Oppure hanno sperato di vedere Putin rovesciato in un colpo di stato.
Durante la Guerra Fredda, i pensatori statunitensi di politica estera non scommettevano su un improvviso cambiamento di rotta del Cremlino o sul crollo improvviso del sistema sovietico. Hanno invece puntato su una visione a lungo termine che prevedeva la resistenza a un regime pericoloso e gli investimenti necessari nella difesa nazionale e nelle capacità militari delle nostre alleanze: una politica, secondo la classica formulazione di George Kennan, di “contenimento paziente ma fermo e vigile delle tendenze espansive russe”.
Eugene Rumer atraverso il suo articolo sul WSJ caldeggia non una nuova guerra fredda ma un contenimento più deciso della politica estera russa che ha trovato ampi spiragli e crepe in cui muoversi. Rumer ipotizza un contenimento a lungo termine, ma probabilmente questo articolo alla fine è una presa di coscienza che una superpotenza come la Russia non può essere sconfitta militarmente. Mentre l’Occidente arranca senza né gas e né petrolio, la Russia seppure con diverse difficoltà è riuscita a tessere un’ampia rete diplomatica mondiale. I suoi leader e tecnocrati si sono dimostrati resilienti e brillanti nel trovare soluzioni tecniche che hanno del tutto spiazzato le manovre occidentali.
Imminenti negoziati di pace ?
La guerra in Medio Oriente ha generato una variante non calcolata dagli analisti. Per oltre due anni la guerra ucraina ha distrutto la maggior parte delle città ucraine e devastato l’economia mondiale. Ma tutti gli stati si rendono conto che non potranno supportare a lungo più focolai di guerra che si sono aperti o si stanno per aprire: guerra in Ucraina, guerra in Medio Oriente, guerra fra le due Coree, guerra tra Cina e Taiwan. Nessuno stato europeo ha le risorse economiche per portare avanti un simile programma. E’ necessario quindi chiudere al più presto il capitolo Ucraina dato che gli sviluppi in Medio Oriente potrebbero essere imprevedibili e dato che potenzialmente nello scacchiere asiatico ci potrebbero essere multipli conflitti che si allargherebbero a macchia d’olio coinvolgendo Giappone e Filippine.
Pertanto è molto probabile che nei prossimi mesi le parti in gioco cercheranno di sedersi attorno ad un tavolo per trovare un punto di incontro e negoziare un trattato di pace proficuo per entrambe le parti. Certo la sconfitta Ucraina o per meglio dire la “non vittoria” ucraina potrà dare fastidio ma è meglio una pace negoziata che una sconfitta bruciante. Certo l’occidente può rilanciare la guerra e immettere la NATO nel conflitto con l’invitabile escalation nucleare. Ma all’Europa conviene una simile escalation ? Qualcuno ci dovrà riflettere molto attentamente.
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